Carissimi,

Barbara Calvi, la segretaria della nostra Associazione Amici del Bhutan si è recata con l'amico Dawa Penjor a visitare il Monastero di Talakha al cui restauro abbiamo attivamente contribuito negli ultimi tre anni .

Il Monastero si trova sopra Simtoka, non lontano da Thimphu, in un posto isolato e impervio, lontano dai principali
luoghi di interesse turistico.

Nell'allegato il suo report.

Amici del Bhutan - Italy

Dall'Associazione Francese riceviamo e rendiamo noto con piacere, 
con i nostri più cari rallegramenti a Francoise.

Amici del Bhutan Italy

Dear Friends,
It is with great pleasure and pride that the Amis du Bhoutan inform you that the President, Dr. Françoise Pommaret, has been awarded the highest French Distinction, the Legion d'Honneur, an order established by Napoleon.
Best regards
Amis du Bhoutan

Chers amis et amies,
C'est avec grand plaisir et fierté que l'association les Amis du Bhoutan vous informent que la Lagion d'Honneur (officier) a été decernée à notre Présidente, Françoise Pommaret, dans la promotion de Pâques.
En toute amitié
Amis du Bhoutan

Carissimi, 

sul numero di Aprile 2015 della rinomata rivista di Cucina "Sale&pepe", la consigliera della nostra Associazione, Eleonora de Marchi, esperta di cucina asiatica, prepara per i lettori il piatto tipico della tradizione bhutanese: l'ema - datzi!!!

La variante con riso Venere anzichè il riso rosso bhutanese, risulta essere facile e molto appetitosa!!
Cosi' avrete finalmente modo di preparare come si deve la ricetta "principe" del Bhutan..

Grazie Ele!!!

Associazione Amici del Bhutan - Italy

sale pepe

sale pepe 1  sale pepe 2

In viaggio tra valli verdissime, tradizioni millenarie, Felicità Interna Lorda e monaci in motocicletta.
di Franca Rizzi Martini.

Già dall’atterraggio a Paro, l’unico aeroporto internazionale del Bhutan, ci si rende conto di essere giunti in un Paese sorprendente: la pista è accolta in una lunga valle verdissima circondata da alte montagne, l’edificio stesso dell’aeroporto è impreziosito dalle tradizionali decorazioni lignee multicolori che caratterizzano tutta l’architettura bhutanese e il giovane re e la sua bellissima regina, raffigurati in un grande cartellone colorato, danno il benvenuto ai nuovi arrivati.

1 Aeroporto di Paro

Il viaggiatore si guarda intorno un poco disorientato nel vedere la popolazione indossare abitualmente l’abito tradizionale e non solo durante le feste; gonna lunga alle caviglie per le donne (kira) e abito al ginocchio per gli uomini (gho), confezionati con bellissimi tessuti colorati in tinta unita, a righe sottili o a quadretti con accostamenti di colore molto piacevoli. Il Codice delle buone maniere fa obbligo ai cittadini di indossare sempre l’abito tradizionale, anche se in giro si vedono spesso ragazzi che vestono camicia e jeans.
Il regno del Bhutan è una piccola pietra preziosa incastonata tra Cina e India, è totalmente montuoso e conta cinque vette che superano i settemila metri, consta di 600.000 abitanti retti da una monarchia democratica e al posto del PIL viene considerato il GNH, Gross National Happiness, la Felicità Interna Lorda, secondo cui lo sviluppo dovrebbe essere considerato attraverso un processo che tende ad aumentare la felicità di ogni singola persona, più che la sua crescita economica; l’attaccamento alle tradizioni e la devozione sono due elementi che contribuiscono all’aumento del GNH del Paese.
Il buddismo è la religione-filosofia nazionale che permea sostanzialmente la vita dei Bhutanesi e dall’ultimo contadino fino alla famiglia reale nessuno intraprende nuove iniziative senza aver prima chiesto il parere dei monaci preposti alla divinazione. Poco lontano da Thimpu, la capitale, esiste addirittura un antico monastero adibito a scuola di astrologia che ospita centinaia di giovani monaci giunti da ogni parte del Paese per imparare l’arte della predizione.
Solo dal 1974 il Bhutan ha aperto le porte ai primi turisti e personalmente credevo di trovare un Paese ancora all’epoca medioevale, invece accanto alle tradizioni millenarie che vengono conservate gelosamente, i tempi moderni entrano a far parte anche della vita bhutanese ed ecco veder sfrecciare due monaci muniti di casco e dalle vesti svolazzanti a cavallo di una potente moto, oppure veder cavare dalla tonaca di un giovane monaco un piccolo cellulare.

Monaci in moto

Questi i contrasti più appariscenti, ma nel complesso quando ci si trova nella Terra del Drago Tonante (così come viene chiamato il Bhutan dagli indigeni) si ha l’idea di vivere in un luogo senza tempo, in una natura splendida, accanto a persone estremamente affabili e sempre sorridenti; a differenza di molti altri Paesi la gente si fa fotografare con gioia e non chiede mai di essere pagata; si accontenta di vedersi ritratta nelle macchine digitali e ringrazia, ridendo di cuore.
Il nostro piccolo gruppo di viaggiatori era guidato da Maddalena Fortunati, una donna mantovana davvero straordinaria, presidentessa dell’Associazione Amici del Bhutan Italia. Questa associazione tra l’altro promuove i contatti tra le due nazioni, aiuta i giovani studenti universitari bhutanesi a venire in Italia per seguire degli stages, contribuisce a raccogliere fondi da destinarsi a vari enti e rifornisce di materiale e attrezzature il principale ospedale bhutanese.
Dagli anni ’80 Maddalena si reca periodicamente in Bhutan dove visse tra il 1989 e il ’90 per lavorare come ricercatrice presso l’ospedale di medicina tradizionale di Thimpu.
Spostandoci per monti e valli, fra risaie verdissime e boschi di conifere, superando passi a oltre 3.000 metri e frane che distruggono costantemente parte dell’unica strada che attraversa il Bhutan da ovest a est, siamo potuti entrare nel cuore di questo antico regno e scoprire le sue singolarità. Il takin, per esempio, è l’animale nazionale, una specie di bue muschiato, dal muso largo e tozzo che può raggiungere i 350 Kg, oppure le decorazioni dei muri di molte case rurali che evidenziano degli enormi falli beneauguranti dipinti con uno stile tra il fumetto e il realismo che può lasciare interdetti, o ancora lo sport nazionale, il tiro con l’arco, che viene praticato usando grandi archi sia tradizionali, sia dotati di sofisticati bilancieri.
Il Tiger Nest è uno dei monasteri più caratteristici del Bhutan, costruito nel diciassettesimo secolo a picco su una vertiginosa parete di roccia; per raggiungerlo c’è un sentiero, percorribile in parte anche a cavallo e la leggenda narra che Guru Rimpoche, il fondatore della religione buddista in Bhutan, vi sia arrivato dal Tibet a dorso di una tigre. Sta di fatto che una volta raggiunto questo monastero, che comprende addirittura quattro templi a strapiombo sul nulla ci si possa chiedere come abbiano potuto costruirlo se non grazie ad un intervento magico o divino.

Tiger Nest1

Ognuno dei venti distretti in cui si divide il Bhutan è caratterizzato da uno dzong, un’imponente fortezza costruita secondo l’ispirazione mistica dei lama e decorata secondo i canoni stilistici dettati dalla tradizione; essa è posta in un punto strategico del territorio e costituisce un centro religioso, militare, burocratico, amministrativo e sociale per ogni distretto. Anche in questo caso ci si rende conto come religione e politica siano strettamente connesse, come il tempio sia entro le stesse mura degli uffici pubblici e di come monaci e amministratori locali vivano a contatto gli uni con gli altri.

dzong di Punaka2

Ed è proprio questo sentimento di pace e serenità che permea le persone e i luoghi del Bhutan a portare il viaggiatore occidentale a sentirsi partecipe di un’atmosfera ricca di sacralità, quasi rarefatta, che lo induce a considerare l’importanza anche dell’aspetto meditativo della vita.
 
Franca Rizzi Martini ha scritto Il barattolo di mandorle, Un donna in viaggio intorno all’Himalaya – Neos Edizioni Rivoli (TO) 2014.

Articolo tratto da il pamphlet